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Poco più di un anno fa, mi è stato affidato l’incarico di mettere su carta una storia che mi sarebbe stata narrata. Da chi? Da Don Salvatore, naturalmente.
Siamo molto amici Don Salvatore ed io. Abbiamo all’incirca la stessa età, e quell’identità di vedute, anche in politica, che consente alle volte, alla durata di un’amicizia di superare anche i cinquanta anni.
Sulla parola, abbiamo stipulato una specie di contratto. Mi impegnavo ad ascoltare il racconto di alcune delle più importanti fasi della sua vita ed a trascriverle senza indagare più di tanto sulla loro veridicità. Ma con quale metodo, con quale stile? Con che tipo di scrittura? Personalmente avrei preferito qualcosa di simile (sic) alla conversazione tra Monicelli e Goffredo Fofi piuttosto che al dialogo altrettanto straordinario tra Francesco Rosi e Giuseppe Tornatore. A parte, beninteso, la levatura dei personaggi. E forse per questo motivo Don Salvatore preferiva invece che io narrassi in terza persona. Potevo chiedere ragguagli ulteriori, informazioni, maggiori dettagli ma a scrivere dovevo essere io. Feci presente a Don Salvatore quanto fosse difficile soddisfare la sua richiesta .
Gli raccontai il più illustre degli esempi: P. Menard che riscrive il testo di Cervantes. E' Borges, che racconta nel suo meraviglioso "Finzioni" la surreale storia di Pierre Menard autore del “CHISCIOTTE”. Lo scrittore (invenzione di Borges) fu costretto, per riuscire nel suo intento, a calarsi nel personaggio imparando lo spagnolo del secolo XVII, convertendosi al cattolicesimo, visitando i luoghi dove lo scrittore aveva vissuto e ambientato la sua opera.
La conclusione era che aveva scritto un Don Chisciotte identico, parola per parola a quello dell'autore. Perché si era trasformato talmente in Cervantes, che non poteva che scriverlo in quella maniera.
Trovammo dunque una soluzione di compromesso. Cominciare con un antefatto formato da tanti indispensabili frammenti (di memoria) per arrivare poi a raccontare i fatti più singolari della vita di Don Salvatore dividendoli nelle 4 stagioni principali: l’età giovanile, i primi lavori e primi successi, la piena maturità ed il conclusivo tempo dei ricordi.
Avremmo cominciato con un io narrante in terza persona (anche se accettato malvolentieri da me) e saremmo passati poi ad una sorta di dialogo-intervista tra me e Don Salvatore.
E siamo partiti così. Avevamo un bel tratto di cammino da percorrere insieme